Scrivere

di Antonio Musotto

Di come un pacifico farmacista commetta delitti armandosi nottetempo di appuntite parole e taglienti verbi.

Scrivere:
con il gesso, con la matita, con la penna a sfera, con la penna stilografica, con monosillabi arroventati, con denso inchiostro di sangue.
Scrivere sulla carta, sui muri con le bombolette spray, per terra con i colori del madonnaro, scrivere nella memoria, scrivere sulla sabbia, scrivere la storia sulla pelle altrui.
Imparare a scrivere, aste trattini e punteggiatura varia, migliorare la propria scrittura, scrivere un pensierino, un tema ,una tesi, una ipotesi, un poema, scrivere una sentenza, scrivere una condanna a morte, scrivere un certificato di nascita, scrivere un assegno, scrivere una domanda di assunzione, scrivere una lettera di dimissioni, scrivere al frullatore genetico che ti ha generato, scrivere l’ultima lettera del suicida.

Scrivere una e-mail, affidare ad una algida sequenza di zero-uno emozioni pensieri sentimenti che in pochi millisecondi varcheranno l’oceano trasportati dagli elettroni di un grosso cavo coassiale sulla dorsale oceanica ed immaginare il momento in cui queste sequenze binarie si ricomporranno sul monitor sfarfallante di fronte agli occhi di Janet o Mario di nuovo in parole, emozioni, sentimenti.
Scrivere qualcosa che nessuno possa leggere, scrivere qualcosa che qualcuno dovrà leggere, scrivere qualcosa che sarebbe stato meglio non fosse stato mai scritto.
Scrivere per raccontarsi, non l’ho fatto prima ma forse valeva la pena, scrivere per raccontare di te, peccato è finita ma volevo comunque conservare un ricordo, scrivere qualcosa che mi piace a qualcuno che leggendola potrà pensare “questo scrive le stesse cose che piacciono a me”, scrivere perché qualcun altro possa un domani raccontare quello che volevo raccontare oggi, ero lontano e non l’ho potuto fare.
Iniziare a scrivere, trovare tre parole simpatiche, aspettare che reagiscano, che causino una reazione a catena, una gemmazione di sillabe, una partenogenesi di concetti, una polimerizzazione di frasi, ed invece restare lì ad aspettare che qualcosa succeda ma non succede niente sono seduto con la penna in mano, ne ho rosicchiata metà con i denti ma non succede niente, la chimica delle parole manca di catalizzatori, e il foglio resta bianco qui davanti a me.
Finire di scrivere, mettere l’ultimo punto alla luce della lampada alogena sul tavolo, e subito dopo venire terrorizzati dal latrare del dubbio che ti assale, che ti fa pensare che queste quattrocento pagine forse sono eccessive, che non troverai neanche il coraggio di rileggerle e di correggerle, che l’ultima molecola di energia si è dissipata quando hai messo il punto: dovrai rileggere…ma quando se non hai più forza? Ora spegni la luce e vai a dormire, domattina si vedrà.
Seduto nel confortevole baccello motorizzato in attesa al semaforo, osservando il poco traffico della mattina di domenica che sfila al semaforo rosso, qualcosa entra nel tuo campo sensoriale.
Può essere una notizia alla radio, può essere un passante bizzarro, può essere la fiammata di un pensiero della sera precedente che si rianima e si ripresenta alla memoria, può essere anche una idea che entra come meteora nella tua testa.

Alcune parole per iniziare, un titolo immediato da dare alla sequenza di frasi che sto per elaborare, prendo un appunto su un foglietto volante, su un post-it, al limite se non ho niente su cui scrivere chiamo casa, non c’è nessuno ma la segreteria telefonica pazientemente accoglierà questi vocaboli caldi come lava, apparentemente insulsi per un osservatore esterno, ma che valgono come un “apriti sesamo” per la successiva stesura di una storia, di un racconto, di una breve riflessione.

Male che vada finiranno accantonati in un file dal nome provvisorio, e periodicamente andrò a controllare se nel frattempo i semi abbiano germinato, se sarò in grado di continuare o riprendere, se le frasi scritte potranno essere trapiantare nel ventre aperto di una storia diversa, dove mancavano proprio loro.

Regole? Nessuna regola. Piuttosto abitudine, piccoli vizi, riti da applicare per far sì che le frasi scendano fluide senza ostacoli, senza gorgogliamenti.
Spesso è sera, quasi sempre notte fonda, in qualche caso mattina presto: non credo siano le condizioni psicofisiche ad influire sulla scrittura, quanto piuttosto l’ambiente, l’atmosfera in cui mi sento in omeostasi sensoriale.

Allora tutti i sensi attivati? No , ma il lettore di compact disc deve comunque contenere qualcosa da fare suonare, ed in effetti la musica può in qualche modo influenzare la mia scrittura; non tanto nel ritmo quanto nelle atmosfere, nella descrizione più o meno fosca degli stati d’animo.

Luce quanto basta, una lampada disegnata da un famoso architetto mi dà la luce sufficiente a non sbagliare i tasti, la cui posizione ormai indovino anche al buio, dopo averli tanto calpestati nella rarefatta penombra della mia stanza.

Non ho affrontato il nocciolo centrale della questione: perché scrivo? Ho un milione di risposte valide e nessuna accettabile: tutte si affastellano disordinatamente negli scaffali della coscienza ma non riesco a sceglierne neanche una.
Non c’è motivo, non c’è un movente, nessuna causa che sia in grado di indicare.
Resta solo il delitto, lo spargimento di inchiostro sul foglio, dopo pochissimi secondi è già asciutto, e se questi geroglifici si ricomporranno sensatamente davanti agli occhi di un lettore, tanto meglio, avrò raggiunto il mio scopo.

Antonio Musotto, 1 novembre 2001

Pubblicato per gentile concessione dell’autore

Antonio Musotto è nato a Palermo nel 1960. Farmacista, si occupa di comunicazione medico scientifica per una industria di biotecnologie farmaceutiche.
Ha scritto e pubblicato numerosi racconti, in riviste, antologie, e-books e siti internet. Finalista in numerosi concorsi letterari, tra cui il Giallo Wave di Arezzo, ha curato l’editing di raccolte e saggi. Il suo racconto “Ammazza la nonna” è stato pubblicato insieme ad altri 19 su un e-book intitolato “voci dalla rete 2” , reperibile presso il sito www.infinitestorie.it . Suoi racconti sono reperibili sul sito www.liberodiscrivere.it. Cura un blog di racconti ed opinioni all’indirizzo http://blog.virgilio.it/medicineman60. Pubblica recensioni letterarie, musicali e cinematografiche sull’e-magazine www.balarm.it . Pper la rivista Margini, di Palermo, funge da “pescatore della rete” curando una rubrica una rubrica di letteratura reperita in internet.

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