Di Domenico Scinà – Attualizzazione del testo di Mauro Mirci
Fu soprattutto Dedalo che riscosse i Sicani e li interessò alle arti, poiché le opere di questo scultore, che gli ateniesi giudicarono, se non per la perfezione almeno per la novità, miracolo dell’arte, in Sicilia erano venerate e custodite con grande cura. Una statua, da lui scolpita, che fu poi trasportata a Gela dai Greci, era esposta, per compiacere gli sguardi dei Sicani, in Onface.
Si diffusero in Sicilia gli utensili che Dedalo usava, come la sega, e quelli che, per primo, aveva immaginato, come l’ascia, il filo a piombo, la colla forte e quella di pesce, che aveva inventato. Gli edifici che egli innalzava grazie alla manodopera sicana, educarono questo popolo all’arte dell’architettura e incentivarono la sua naturale intraprendenza; Dedalo è da tenere in considerazione come un personaggio dei tempi eroici, che desiderava accrescere la gloria del suo nome istruendo i popoli e insegnando loro le arti che aveva inventato o perfezionato. Si può quindi affermare che se si deve ricondurre a Dedalo il principio delle arti ad Atene, così sempre a Dedalo si può attribuire l’introduzione delle arti in Sicilia, circa 160 o 170 anni prima di Deucalione, quasi un secolo prima della guerra di Troiai, ossia 1370 anni prima di Cristo.
Ai progressi dei Sicani nelle arti sono da aggiungere quelli nella religione. Oltre al culto di Cerere legislatrice, peculiare delle Sicilia, ove era assai diffuso, ebbe incremento quello di Venere, dea che allietava le nozze e presiedeva ai contratti nuziali. Famoso era il tempio di Venere ericina, che rese ancor più famosi e onorati l’arte e l’ingegno di Dedalo; celebre divenne un altro tempio dedicato a Venere, eretto, non lontano da Camico, dai Cretesi quale monumento in memoria di Minosse. Poiché i Sicani vi offrivano splendidi e continui sacrifici, fu sempre adorato con gran devozione, fino a che, nelle vicinanze, non fu fondata la città di Agrigento.
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