L’ira dei mansueti?

“Forse solo l’ira di questi mansueti potrà innestare l’inversione di tendenza che in Sicilia le forze politiche, pur millantando le migliori intenzioni, si sforzano di scongiurare.”

E’ questo il periodo conclusivo di un bel post di Roberto Alajmo che ha per tema principale (ma non esclusivo) i cantieri scuola aperti quest’anno in 384 comuni siciliani. Il pezzo (il cui vero titolo è La nebulizzazione delle clientele) prende spunto anche da un articolo di Carmelo Caruso  su Repubblica Palermo (qui la versione online), e traccia una sintesi assai efficace dei reali effetti di una politica ed economia di sussistenza alle quali, a quanto pare, la classe dirigente siciliana è molto affezionata.

“Ma a chi conviene rompere il giocattolo?” scrive Alajmo. “Non ai precari, che ricevono una piccola cifra, ma in cambio di un lavoro che possono pure non svolgere. Non agli intermediari, che intascano il grosso dei finanziamenti. Non ai politici di riferimento, che alimentando queste forme striscianti di precariato tengono in vita il patto di Gratitudine Sospesa, quello che vincola gli elettori in vendita alle sorti del maggiore offerente. Il patto scellerato che ci sta dietro è semplice: il perpetuo bilico lavorativo produce una perenne fidelizzazione elettorale.”

Mi pare questo il nocciolo del pezzo di Alaymo, e trovo straordinariamente adeguata l’espressione di “Gratitudine Sospesa”.

Mi incuriosisce la chiusa dell’articolo, che riprendo citandola per intero.

“Ecco il piano su cui il danno tocca anche l’interesse della borghesia a prima vista più disinteressata, assuefatta e mansueta, che otterrà servizi sempre più cari e di peggiore qualità, fino al punto di rottura. Forse solo l’ira di questi mansueti potrà innestare l’inversione di tendenza che in Sicilia le forze politiche, pur millantando le migliori intenzioni, si sforzano di scongiurare.”

C’è tanta ironia nel prefigurare l’ira di una borghesia che si trova a misurare su un piatto della bilancia una sopportabile diminuzione della qualità della vita e, sull’altro, la tenuta di un sistema consolidato che, alla fin dei conti, garantisce un’accettabile pace sociale.

In ogni modo, si può leggere tutto il post sul blog di Roberto Alajmo, o anche qui, sul sito di Repubblica-Palermo.

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