Breve biografia degli stranimali

di Giovanni Monasteri

Frequento da tanto tempo gli Stranimali. Questi piccoli quadrupedi neri e un po’ bitorzoluti, quasi acefali eppure intelligenti, mi sono così cari e familiari che risulterebbe difficile, per me, parlarne come di un fatto o di un manufatto artistico – anche se tali sono: gesto poetico, arte, happening che richiede la cooperazione del fruitore per realizzarsi appieno, per moltiplicarsi e ripetersi all’infinito. Ancora più difficile è trovare degli ascendenti, una linea genealogica o evolutiva per questi strani-animali (animali nel senso etimologico, esseri senzienti, dotati di anima e capaci di muoversi). Più facile, allora, tentare una loro breve biografia. Una biografia semiseria, adeguata al mood ludico che è una delle peculiarità di questa produzione artistica seriale ma esclusiva. Un giorno di molti anni fa, l’artista siciliano Cateno Sanalitro, preso da uno dei suoi rapimenti creativi, ingrovigliò fittamente un tratto di fil di rame e ne fece una specie di cavalluccio. Lo pitturò di vernice nera, lo posò su una superficie piana e scoprì che la piccola scultura si muoveva. Per essere precisi, camminava propter virtutem suam, senza che niente e nessuno la spingesse. Sanalitro non se ne stupì più di tanto, perché un artista sa che le proprie creazioni, o creature che le si voglia chiamare, vanno dove vogliono motu proprio, se hanno gambe per camminare. Del resto qualcosa di simile era già accaduto, in passato: basti pensare al burattino di legno di mastro Geppetto, o al rabbino Jehuda Löw ben Bezalel, che costruì tanti golem perché gli facessero da servitori e andassero in sua vece in giro per il mondo. L’ispirazione seguì al fatto miracoloso: Cateno Sanalitro corse dal ferramenta che gli aveva venduto il filo di reme e ne comprò un’intera, enorme matassa. Con geti rapidi e precisi si mise a plasmare altri piccoli esserini di filo di rame ingrovigliato: tutti, pressappoco, della stessa forma, e tutti neri come pece. Ne nacque la prima serie di Stranimali; anzi, il primo numerosissimo branco: migliaia di esemplari. Bastò poi condurre le mandrie in alcune piazze bolognesi per scoprire che, oltre alle capacità deambulatorie, gli Stranimali avevano un’altra virtù: fotografandoli in primo piano, gli sfondi acquisivano un nitore e un’evidenza insoliti, mentre gli oggetti a loro vicini, per piccoli e insignificanti che fossero, s’ingigantivano, si trasfiguravano. La plasticità degli Stranimali, la loro nerezza che spezzava la luce e proiettava le loro ombre, dinamizzavano ogni immagine, ogni scena e paesaggio. Il fatto che fossero delle vere e proprie mandrie, che, come tali, si sbrancavano e disperdevano in piccoli gruppi svogliati e curiosi, fece pensare che il loro habitat ideale fossero le colline dell’entroterra siculo, le ampie trazzere erbose dove un tempo transitavano le greggi transumanti. Anche il colore nero, che li faceva somigliare a piccoli grumi di lava, ricordava un qualche paesaggio siculo. Sanalitro, del resto, è siciliano d’origine; perciò, dopo l’esordio bolognese, fu in Sicilia che le prime greggi furono fotografate. Ma, come si è detto, ogni creatura non si sottomette al progetto del proprio creatore: ben presto, complici gli amici e gli estimatori dell’artista, gli Stranimali rivelarono la loro vocazione cosmopolita, spargendosi per tutta l’Italia e poi per tutto il mondo.

Il potere magico degli Stranimali, nati da una matassa di filo di rame affatturata, induceva alla ripetizione del gesto sciamanico dell’artista: bastava posarli su un muretto, su un sasso, toccarli con un filo d’erba, disporli in fila contro uno skyline finora invisibile, e loro si animavano, mentre il paesaggio si illuminava. Spesso si disponevano diligentemente in colonne ordinate, parallele o leggermente oblique rispetto al punto di osservazione. A volte, invece, sciamavano come insetti indaffarati. Non sempre, a dire il vero, il miracolo si ripeteva: gli Stranimali, talvolta, nelle foto apparivano statici e sfocati, o addirittura invisibili; specie se li si fotografava con una fotocamera professionale. Meglio adoperare uno smartphone, che consente una maggiore profondità di campo senza dover regolare l’apertura del diaframma. Questo feeling degli Stranimali con le attrezzature povere ha incrementato la loro presenza nei social network. Ma è stata soprattutto la loro duttilità, la loro capacità di cogliere l’intenzione del fotografo, il loro diventare medium di ogni genere di comunicazione a renderli popolari. Tanto che le migliaia di esemplari iniziali non bastavano più e negli ultimi tempi il loro numero è sensibilmente aumentato. Sanalitro, l’alacre demiurgo, si è rimesso all’opera, dicono, e spedisce pacchi di Stranimali in tutto il mondo, in impari concorrenza con Amazon. O forse questi esseri metallici, trasgredendo alla loro natura minerale, hanno acquisito la capacità di riprodursi. In questa seconda ipotesi, capire se si riproducano per scissione o per partenogenesi attiene alle discussioni in corso sulla specificità dei manufatti artistici, nell’epoca dei social network, dell’inflazione delle immagini, delle nuove scritture ideogrammatiche e delle stampanti 3D. Certo è che la tecnologia, nel caso degli Stranimali, non riproduce l’oggetto in sé – che anzi deve la sua moltiplicazione seriale alla ripetizione dell’atto creativo – ma i suoi innumerevoli simulacri bidimensionali, le foto condivise su FaceBook. Forse l’artista non aveva preordinato una simile e duratura popolarità massmediatica, intendendo anzi stanziare il genus stranimalesco nelle periferie urbane, dove queste sculture maneggevoli sarebbero state usate come elementi componibili, e facilmente smontabili, di installazioni effimere. Ma anche questo rimbalzare da una pagina all’altra dei social network, quest’altra mobilità imprevista, fa parte della natura degli Stranimali: una natura inscritta nella loro forma, nella loro tendenza a moltiplicarsi, nel loro essere dei quadrupedi e perciò stesso creature itineranti.

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Testo proveniente dalla alla pagina Facebook di Tino D’Aria / Cateno Sanalitro

L’immagine degli straniai è presa da http://www.pictaram.club/p/catenosanalitro

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